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AnsiaIl fenomeno del Burn-Out: che cos’è, chi colpisce e come possiamo affrontarlo

Il fenomeno del Burn-Out: che cos’è, chi colpisce e come possiamo affrontarlo

Burnout psicologico Torino

Il fenomeno del Burn-Out: che cos’è, chi colpisce e come possiamo affrontarlo

La sindrome del Burn-Out, è stata identificata per la prima volta negli anni 70 in America, soprattutto nei confronti di lavoratori che prestavano servizi nell’ambito dell’aiuto alla persona, ma non era stata inserita in nessuna classificazione internazionale. Nel 1975, la psichiatra Americana Maslach, riprende questo termine per definire tutti quei sintomi che si manifestavano a livello comportamentale nelle persone che svolgevano una professione con elevate implicazioni a livello relazionale.

Dopo molti anni è stata riconosciuta dall’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, come una sindrome legata allo stress lavoro-correlato, anche se non viene riconosciuta come una malattia; questa sindrome non è peculiare soltanto per le professioni di aiuto, ma può coinvolgere molte altre categorie di lavoratori.

Questa sindrome è il risultato dello stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito in modo adeguato. La parola Burn-out in italiano può essere tradotta come “bruciato”, “scoppiato” o “esaurito”

Le manifestazioni correlate al burn-out sono sentimenti di esaurimento e mancanza di energie, aumento della distanza mentale dal proprio lavoro o comunque sentimenti negativi verso il proprio lavoro ed una ridotta efficacia professionale.

Le fasi del Burn-Out

Sono state individuate quattro fasi del Burn-Out, perché esso insorge in modo graduale e si aggrava a causa di tentativi inefficaci o perfino disfunzionali da parte della persona di gestire lo stress correlato al lavoro.

Prima Fase: “entusiasmo idealistico”: il lavoratore si crea delle aspettative molto elevate e non realistiche rispetto alla scelta professionale fatta e pensa che potranno esserci soluzioni semplici, di successo immediato, di apprezzamento, di miglioramento del proprio status; insomma una visione un po’ onnipotente rispetto al lavoro scelto.

Seconda fase: “stagnazione” ovvero una sensazione di frustrazione verso il suo lavoro. Egli continua a lavorare ma non ne trae beneficio né soddisfazione ed i risultati dei suoi sforzi appaiono inconsistenti. Inizia ad emergere un senso di delusione.

Terza Fase: “frustrazione profonda” in questa fase il lavoratore si sente impotente perché inizia a pensare e a credere di non essere più in grado di aiutare nessuno. Inoltre questo sentimento viene rinforzato dal fatto che i suoi superiori o le persone che ha in carico non lo apprezzino più come prima. In questa fase il lavoratore potrebbe manifestare atteggiamenti aggressivi o atteggiamenti di fuga e ritiro.

Quarta fase: “passaggio dall’empatia all’apatia”: quest’ultima fase è caratterizzata una vera e propria “morte professionale”; il lavoratore che gradualmente ha disinvestito a livello emozionale, provando poi delusione, frustrazione arriva alla totale apatia verso il suo ruolo lavorativo.

Manifestazioni sintomatiche della Sindrome del Burn-out

Possono manifestarsi diversi sintomatologie sia a livello emotivo, cognitivo e fisico:

  • Sintomi fisici possono manifestarsi attraverso stanchezza, insonnia, tachicardia, mal di testa, problemi muscolari, problemi digestivi etc…
  • Sintomi fisici possono manifestarsi atSintomi cognitivi possono essere difficoltà a concentrarsi, preoccupazione costante, difficoltà a prendere decisioniraverso stanchezza, insonnia, tachicardia, mal di testa, problemi muscolari, problemi digestivi etc…
  • Sintomi emotivi si possono manifestare con senso di colpa, rabbia, nervosismo, infelicità

Il burn–out può essere aggravato da strategie disfunzionali di gestione dello stesso da parte di chi ne soffre: si può arrivare a fare uso di alcool, farmaci o sostanze psicoattive per tentare di ridurre queste sensazioni; queste strategie in realtà peggiorano il fenomeno portando ad isolamento, impoverimento della vita sociale e delle relazioni fino a disturbi di ansia e depressione.

Come si può affrontarlo?

La società odierna enfatizza molto sul concetto di benessere: imparare a metterlo al primo posto, a coltivarlo e svilupparlo: il lavoro è una parte fondamentale di ognuno di noi perché occupa almeno un terzo della nostra giornata, ci dà gratificazione a livello personale, sociale e ci procura sostegno economico. Il lavoro può essere una fonte di benessere se però non permettiamo che questo invada il nostro spazio personale e relazionale.

Imparare a porre dei limiti, a diversificare la nostra vita che è fatta di molteplici aspetti e non solo della dimensione lavorativa. Imparare a stare nel momento presente con consapevolezza, gestendo i pensieri lavorativi e le preoccupazioni rispetto ad essi quando arrivano in momenti inopportuni. Imparare a costruire un atteggiamento mentale e comportamentale che ci permetta di essere più presenti negli altri aspetti della nostra vita.

La mindfulness, per esempio, può aiutarci ad imparare a stare nel momento presente, nel qui ed ora con consapevolezza, facendoci sganciare dal pilota automatico (pensieri, preoccupazioni etc..), a percepire invece di analizzare, ad accettare invece di lottare, ad incontrare invece di evitare, a focalizzarci sulle attività che ci nutrono e non a quelle che ci svuotano.

Se senti di essere in un momento di crisi lavorativa o a rischio burn-out, puoi chiedere una consulenza gratuita con la Dr.ssa Erika Trombotto

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